La guerra in Africa
Orientale Tedesca 1914 – 1918 - Alberto Rosselli
Quest’anno si ricorda il
centenario dell’inizio della 1° guerra mondiale. In effetti non ha
molto senso ricordare l’anniversario di una guerra, ma visto che il
passato non ci ha insegnato niente e che ormai tali avvenimenti fanno
parte della storia, si può ricordare almeno dove quelle tragedie
avvennero e rendere omaggio a chi ne fu protagonista involontario, ne
pagò le conseguenze e le patì sulla propria pelle. In questi ultimi
tempi oltre a ricordare le grandi stragi avvenute sui campi di
battaglia dell’Europa continentale, si è riscoperto anche quello
che avvenne sul fronte Alpino e che viene chiamata “la Guerra
Bianca”. Ho visto con i miei occhi alcuni di quei luoghi e sono
rimasto sbalordito per due ragioni: la prima come l’ingegno umano
abbia sprecato tanta della sua capacità per costruire e poi demolire
alcune opere di ingegneria veramente mirabili in luoghi così
difficili per la sopravvivenza, considerati anche i mezzi che allora
venivano usati, e la seconda come quei soldati abbiano potuto
sopravvivere ai quei disagi naturali e dopo avere La forza e la
volontà di combattere per qualcosa che in fondo non a tutti loro
apparteneva. Mi viene da pensare che la resistenza e la soglia del
dolore di quelle persone è qualcosa che ci è estraneo. La mia
intenzione, come vedete dal titolo del saggio che volevo proporvi, è
quella di interessarvi ad altri episodi bellici avvenuti molto più
lontani da noi e che io ho pensato di chiamare “la Guerra Nera”.
Questo non solo perché ho uno spiccato interesse per la storia
africana ma anche perché questo libro si lega anche se in maniera
indiretta agli altri due volumi di cui ho parlato in precedenza: Le
favole africane raccolte da Mandela per il Sud Africa, e Nostra
Signora del Nilo per il Ruanda. L’autore è uno storico oltre che
giornalista di primo piano ed ha scritto numerosi saggi su argomenti
storici di diversissima specie ed epoche e forse, proprio perché
giornalista, riesce a scrivere in maniera semplice, ma esaustiva ed
intrigante, su argomenti che potrebbero risultare noiosi e pesanti
quali la descrizione degli episodi bellici che interessarono quella
parte di Africa. Il libro si compone principalmente di 2 parti, una
terza è la cronologia degli avvenimenti dal 1860, anno del primo
approccio tedesco in Africa, al 1914 anno dello scoppio della guerra.
La prima è un corposo prologo che riguarda la colonizzazione della
Germania in Africa e la seconda gli avvenimenti bellici veri e
propri. Avrei pensato di soffermarmi sul prologo e cercare di
illustrare le cause e gli effetti della penetrazione tedesca in
Africa e lasciarmi solo alcune considerazioni di carattere generale
sulla seconda parte perché rischierei di dilungarmi su argomenti
troppo specifici. I primi tentativi di colonizzazione da parte della
Germania riunificata da Bismark si rivolsero al Pacifico dove vennero
acquistati o colonizzati da compagnie private alcuni arcipelaghi
quali “Le Bismark, Le Salomone, Le Samoa, Le Marshall” e, più
importante, la parte orientale della isola di Papua e Nuova Guinea.
Nello stesso tempo o alcuni anni dopo iniziò la vera e propria epoca
coloniale Tedesca. Essa fu tardiva rispetto alle altre iniziative
coloniali europee, in quanto la costituzione di uno stato unitario
tedesco avvenne tardi rispetto alle altri grandi nazioni europee e
secondariamente perché il cancelliere Bismark, artefice della
nascita della stato unitario, si convertì solo in tempi successivi
ad una politica coloniale dettata dalla ricerca di materie prime per
la nascente e subito sviluppata industria tedesca, che già in patria
godeva di una buona disponibilità di materie prime. Le prime
iniziative furono messe in atto, come del resto anche per le altre
potenze coloniali, da società private legate a grandi banche o a
gruppi di commercianti che però pur avendo disponibilità importanti
non riuscirono mai a far decollare le acquisizioni territoriali che i
primi esploratori avevano loro ceduto e quindi per non fallire
dovettero far intervenire le entità statali e cedere a queste i
territori che avevano asservito. Dato il tardo ingresso della
Germania in Africa ad essa non restarono, così come all’Italia,
che le briciole del continente africano spartito in quegli anni tra
Francia e Inghilterra mentre al Portogallo rimanevano solo i resti
del suo precedente impero coloniale. La prima acquisizione fu quella
del 1883 Dell’Africa del Sud-Ovest (attuale Namibia) seguita nel
1884 dal Camerun e dal Togo e nel 1885 dal Tanganika (attuale
Tanzania, Ruanda e Burundi). Le acquisizioni del Togo e del Camerun
avvennero attraverso accordi e transazioni con la Francia e
l’Inghilterra, che possedevano territori confinanti, senza
particolari problemi. Molto più contrastata fu l’acquisizione
dell’Africa del Sud Ovest perché andava a ledere gli interessi
primari dell’Inghilterra nella regione del Capo, già allora e da
tempo colonizzata intensamente grazie alla sua posizione climatica
favorevole e alla ricchezza di materie prime. La conquista
dell’interno del Tanganika fu una corsa contro il tempo per battere
le mire inglesi già presenti in quell’area geografica. L’approdo
sulla costa dell’oceano Indiano dall’interno della regione sopra
citata avvenne in condominio con l’Inghilterra. Il pretesto fu
quello di combattere la schiavitù ancora fiorente in quella zona
costiera ad opera di mercanti Arabi con il tacito appoggio del
Sultano di Zanzibar. Materialmente le annessioni avvennero
acquistando o sottomettendo militarmente i territori dei piccoli
sultanati arabi o le basi di mercanti già presenti. Accordi per
stabilire confini certi (per le potenze coloniali) furono fatti anche
con i portoghesi presenti in Mozambico e ancora con l’Inghilterra.
La redditività dell’impero coloniale tedesco non fu grande cosa;
richiese anzi uno sforzo economico notevole per poterlo sfruttare
oltrechè un impegno amministrativo e militare non indifferente.
Sotto quest’ultimo aspetto gran parte del peso ricadde sulle
popolazioni locali assoldate ed addestrate per compiti di difesa e di
polizia. Le popolazioni autoctone non opposero grande resistenza alla
colonizzazione, se si eccettua la rivolta delle popolazioni HERERO
(Africa Sud Occidentale) e del Maji-Maji in Tanganica. Episodi di
crudeltà vera e propria nei riguardi delle popolazioni nere si
verificarono solo con l’amministrazione del governatore del CAMERUN
Heinrich List nel 1893 rimpatriato forzosamente; per il resto la
politica di sottomissione non risultò dissimile da quella delle
altre potenze coloniali dell’epoca. Dunque all’inizio della
guerra nel 1914 la Germania in Africa deteneva le seguenti colonie:
Africa Occidentale Camerun e Togo; Africa Orientale Tanganika;
Africa Australe Arica del Sud-Ovest. Questi territori erano
completamente scollegati tra di loro e circondati da altrettante
colonie delle potenze avversarie ed inoltre praticamente isolati da
ogni punto di vista dalla madre patria. Tale situazione fece si che
essi poterono opporre una scarsissima resistenza alle truppe
coloniali e territoriali della Francia e dell’Inghilterra,
coadiuvate in alcuni episodi da quelle di Belgio e Portogallo, per
cui già nel luglio del 1915 essi erano stati occupati
integralmente. L’unica eccezione, che poi è quella che dà luogo a
questo saggio, fu la colonia del Tanganika che si arrese solo il 26
Novembre 1918 e cioè 15 giorni dopo la firma dell’armistizio da
parte della Germania; e che adempì in pieno, e forse anche al di là
di ogni previsione, al compito che era stato assegnato alle colonie:
cercare di distrarre dal fronte europeo più mezzi ed uomini
possibili. Questa guerra nella guerra si combattè su tutti i
fronti: terrestre, aereo, marittimo, lacustre-fluviale e arrivò a
coinvolgere un numero enorme di truppe non solo coloniali ma anche
territoriali da parte di Inglesi, Belgi, Portoghesi, Sud Africani che
dovettero impiegare e far pervenire, anche dalla madre patria
quantità ingenti di armi, munizioni, vettovaglie di ogni genere,
per aver ragione di circa 300 europei e 14.000 Ascari. Il merito
principale di questo fu del comandante tedesco colonnello Lettow
Vorbek che attuò la strategia della guerriglia per sfiancare gli
avversari e sopravvivere approfittando delle loro debolezze negli
alti comandi e cannibalizzando i depositi di armi e viveri degli
avversari conquistati con veloci e fulminei attacchi da piccole
colonne di soldati che poi si rifugiavano nella foresta. Va ricordato
che i tedeschi riuscirono una sola volta in tuta la guerra a ricevere
rifornimenti dalla madre patria, mentre gli alleati avevano come
retrovie entità quali il Sud-Africa già di per sè ricche e
sviluppate anche militarmente e dotate di porti sicuri per ricevere i
necessari rinforzi. Solo il generale Sud Africano di origini Boere
HORACE SMITH-DORRIEN riuscì a controbattere il colonnello Lettow
che aveva tratto insegnamento dalla tattica usata dai Boeri contro
gli Inglesi alcuni anni prima dove vi aveva partecipato in qualità
di osservatore. La fine della guerra portò alla spartizione
dell’impero Tedesco fra le potenze vincitrici: il Togo ed il
Camerun in proporzioni variabili ai Francesi ed agli Inglesi con le
loro colonie limitrofe, il Tanganika smembrato tra Rhodesia,
Tanzania agli inglesi, il Ruanda Urundi ai belgi e l’Africa del Sud
Ovest(oggi Namibia) al Sud Africa che vi rimase fino al 1990, quindi
fino alla caduta dell’Apartheid e alla nascita del governo di
Mandela.
Raffaele Strada
Nessun commento:
Posta un commento